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Attività del Polo Penitenziario

Il “Polo Universitario Penitenziario” (P.U.P.) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II è costituito nel Centro Penitenziario “P. Mandato” di Secondigliano ed è dedicato a consentire il conseguimento di titoli di studio di livello universitario ai detenuti e agli internati negli Istituti penitenziari della Campania afferenti al Protocollo d’Intesa siglato dall’Ateneo con il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania (Dicembre 2018), nonché ai soggetti in esecuzione penale esterna. Gli studenti reclusi sono ospitati in due sezioni dedicate, una per l’Alta Sicurezza, Ionio, l’altra per la media sicurezza, Mediterraneo.

La costituzione del Polo Universitario Penitenziario dell’Università Federico II è un’iniziativa che vede il più grande Ateneo del Mezzogiorno farsi costruttore di giustizia sociale e promotore della dignità dell’uomo, alla quale in alcun modo e per nessun motivo si può derogare. La funzione rieducativa della pena, richiamata dal dettato costituzionale, non può e non deve essere in alcun modo inflittiva, ma deve divenire una fase costruttiva nella vita di coloro che hanno commesso degli errori; una rieducazione che è rieducazione sociale, quindi reinserimento, relazione con la collettività e con l’esterno. Anche la Corte Costituzionale è stata molto chiara in tal senso, affermando che è dovere istituzionale accompagnare il cambiamento culturale all’interno del carcere, facendo si che “quel residuo di libertà che resta all’interno delle mura sia esaltato nella sua massima potenzialità”, perché è quel “residuo di libertà” che permette di capire se una volta fuori il detenuto sia realmente in grado di costruire e gestire una libertà definitiva.
L’articolo 27 della nostra Costituzione indica da dove si debba ripartire ed è proprio quanto l’Ateneo si è prefissato decidendo di costituire il Polo Universitario Penitenziario della Federico II, perseguendo il principio rieducativo della pena e concretando il ruolo che l’Istituzione universitaria può e deve avere nell’azione sociale. L’istruzione è uno degli strumenti fondamentali per la rieducazione, come sollecitato anche dall’ONU e dal Consiglio d’Europa; peraltro, nel nostro ordinamento si configura come uno degli interventi che l’amministrazione penitenziaria deve offrire ai detenuti. L’istruzione in generale, specialmente quella superiore universitaria, può rappresentare un mezzo per ripensare alla propria realtà personale in modo diverso e nuovo, per ricostruire la propria dignità perduta e schiacciata dalla condanna. In carcere si concentrano molte forme di ingiustizia e il principio dell’isolamento dall’esterno si autoalimenta, il carcere diviene così luogo fisico di esclusione e, al contempo, produttore di marginalità sociale per soggetti con minori possibilità di autodeterminazione. 

L’attività strutturata di insegnamento superiore in carcere ben si inquadra tra le azioni che l’Università persegue per favorire l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, economico e culturale della società, attraverso una relazione diretta con il territorio e con tutti i suoi attori. La relazione tra l’Ateneo Federico II e il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria della Regione Campania è ormai di antica data, il primo accordo quadro tra le due Istituzioni risale a vari anni addietro e testimonia la volontà concreta di collaborazione istituzionale che si è già concretizzata nei primi anni in attività e iniziative che hanno visto coinvolti numerosi dipartimenti e docenti; nel 2018 si è rinnovato l’Accordo e il nuovo testo vede come obiettivo centrale l’istruzione superiore universitaria. L’Università adempie a un dovere imprescindibile quello di garantire a tutti coloro che lo desiderano e ne hanno i requisiti, la possibilità di esercitare il diritto allo studio anche in condizioni particolari, attraverso apposite misure e agevolazioni, dimostrando al contempo attenzione per un contesto difficile e generalmente dimenticato e marginalizzato. In termini di ricaduta sociale questa azione permette ai reclusi di studiare e di costruirsi non solo una ipotesi di futuro, ma anche di ricostruire la propria identità e dignità personale; bisogna pensare a quando si esce dal carcere, alle famiglie dei detenuti, ai figli, che vedono -e spesso scoprono- che è possibile continuare a studiare, che la laurea è alla loro portata. Nel Polo è coinvolto anche il personale penitenziario (poliziotti, educatori, amministrativi) che può iscriversi all’Università con alcune agevolazioni e l’opportunità di completare la sua formazione. Il Polo Universitario rappresenta anche il luogo di incontro e impegno di molte delle realtà e istituzioni che operano a diverso titolo nel mondo penitenziario. Il Green Paper sulla Terza missione indica tra le questioni centrali per rafforzare il ruolo dell’Università proprio l’impegno sociale utilizzando le competenze e le risorse interne per aiutare a risolvere problemi complessi della società, proprio attraverso le attività educative.

La possibilità di avere uno spazio dedicato è di estrema importanza, la dimensione spaziale è quella in cui i corpi si muovono, in cui scorre il tempo, in cui i reclusi sono immersi senza alternativa, e associare la possibilità di studiare alla opportunità di vivere con altri ritmi nelle sezioni del Polo Universitario, dove tutto il giorno le celle sono aperte, gli orari sono dettati dagli impegni didattici e dalle lezioni, dove vivi con altri uomini che hanno fatto la tua stessa scelta di impegno e si sono assunti la medesima responsabilità. Coloro i quali hanno scelto di iscriversi all’Università hanno anche scelto di vivere nell’Istituto di Secondigliano, sottoscrivono un “patto trattamentale” con l’Amministrazione penitenziaria, che è un impegno importante non solo con sé stessi, ma anche con gli altri studenti ristretti, in una condizione di condivisione di vita questa volta scelta e non imposta dalla pena.
L’Università Federico II ha, inoltre, deciso l’esonero totale dal pagamento delle tasse universitarie, e in accordo con la Giunta regionale della Campania gli studenti detenuti sono esentati anche dalla tassa regionale; questa dell’esenzione totale è stata una scelta forte del nostro Ateneo, che ha considerato non solo le difficoltà dei detenuti, ma anche quelle delle famiglie in un territorio svantaggiato e difficile. 
Le studentesse recluse restano nel Carcere di Pozzuoli, dove vengono comunque regolarmente seguite, così come quei reclusi che non hanno avuto il permesso di trasferimento a Secondigliano.

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